«Non c’è per l’uomo, che è rimasto libero, preoccupazione più incessante e più tormentosa che quella di trovare al più presto qualcuno davanti al quale inchinarsi» (altri traducono: «da adorare»). Vuol dire, Dostoevskij, che l’uomo, strutturalmente, per sua natura, è un essere religioso, cioè fatto per Dio. Se rifiuta di inchinarsi a lui, o di adorarlo, finisce per prostrarsi dinanzi agli idoli. Tale struttura spiega la sua perenne insoddisfazione per tutto ciò che gli riesce di conquistare o di fare. L’uomo resta sempre al di qua dei suoi desideri, sempre scontento e insoddisfatto. Cioè, l’uomo è “condannato” a Dio.
(Ferdinando Castelli, http://www.stpauls.it)
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