Dostoevskij accoglie il compito filosofico di narrare il bene e il male. Acuto osservatore e pensatore, egli costruisce storie potenti che rivelano le profondità del cuore umano nel suo intimo incontro con il divino e il diabolico; e attraverso l’esplorazione artistica dei fenomeni del cuore della libertà, del male e della tentazione, egli pone domande destinate a rimanere oscure in Kant. In Dostoevskij la metafisica del bene e del male è commista a un intenso sentimento del divino e a un forte senso del diabolico; e il suo monumentale affresco delle due forze che regnano sul mondo, e sul cuore dell’uomo, deriva da una creativa sintesi di Romanticismo, Cristianesimo e folclore russo: «La storia di Dostoevskij si svolge precisamente sul confine al di là del quale Kant rimane a guardare».
(Giulia Baselica, Dostoevskij, Kant e la filosofia del cuore)
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