Il primo Dostoevskij è come il primo Van Gogh: ci racconta l’uomo in modo romantico, quasi melodrammatico, il mondo dei poveri. Lo guarda con la compassione di colui che è già salvo, infatti lo fa dall’esterno. In Siberia è stato a contatto con i poveri, è stato lui stesso spogliato di tutto. E dopo esser tornato alla vita, scrive le Memorie del sottosuolo, in cui quello che fa è proprio quello che hanno fatto Dante con la Divina Commedia e Agostino con le Confessioni.
(Alessandro D’Avenia – Avvenire)
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Dicembre 28, 2015
ciao è un po’ che non vi leggo. Non siete cambiati! Il vostro ottimismo è deludente. I poveri ci sono oggi come ieri e domani. Chi è più forte vince e mangia, beve, gioca, viaggia, fa sesso, gode, uccide, ecc. I poveri servono; se no come fanno ad esistere i ricchi? E’ legge, legge umana, vera e incontrovertibile.
Dicembre 28, 2015
Esistono anche i poveri di spirito.