da”Povera gente” di Fëdor Dostoevskij
«Lì, in qualche angolo fumoso, in qualche canile umido, che per necessità è tenuto alla stregua di un alloggio, un artigiano si è destato dal sonno; e nel sonno, parlando figuratamente, per tutta la notte ha sognato gli stivali che ieri ha rotto senza rimedio, proprio come se un uomo debba sognare una porcheria simile! […] Proprio qui, in questa stessa casa, a un piano superiore o inferiore, in camere dorate, anche un ricchissimo personaggio, forse, di notte, sogna sempre gli stessi stivali, cioè, stivali di un’altra qualità, di un altro modello, ma nondimeno stivali, poiché nella mia idea qui sottintesa, noi tutti siamo un po’ calzolai, cara. Anche questo non sarebbe niente, ma soltanto è vergogna che, accanto a questo ricchissimo personaggio non ci sia un uomo che gli mormori all’orecchio: “Basta, insomma, pensare a una cosa simile, pensare unicamente a te stesso, vivere soltanto per te stesso; tu, dunque, non sei un calzolaio, e i tuoi figli sono sani, tua moglie non chiede pane, guardati intorno, non vedi forse per le tue preoccupazioni un oggetto più nobile dei tuoi stivali?”»
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