Biglietto d’ingresso

… la conclusione è chiara: Ivàn – come lo saranno, quasi un secolo dopo, gli esistenzialisti – è profondamente convinto che il mondo sia assurdo; e – proprio come gli esistenzialisti – si ribella ad un Dio che permette questa assurdità, che tollera le mostruose crudeltà di cui l’uomo è capace di macchiarsi contro i propri simili (cfr. il nostro precedente saggio «Albert Camus: l’uomo in rivolta», anch’esso consultabile sul sito di Arianna Editrice).

Questo è il motivo per cui Ivàn, per adoperare la sua espressione, «restituisce il biglietto d’ingresso» nel mondo di Dio e preferisce strappare a Dio la creazione dalle mani,  per dargli un ordine diverso e migliore.

Questo è ciò che fa il Grande Inquisitore: ritenendo troppo imperfetta la creazione divina, egli vuole rifarla in maniera più acconcia alle esigenze dell’uomo medio, dell’uomo-massa, che ha fame e sete non di verità e di amore illimitato, ma di stabilità, di sicurezza, di certezze che siano alla sua portata: semplici e terra terra.

(Romano Guardini, «Il mondo religioso di Dostojevskij» titolo originale: «Religiöse Gestalten in Dostojewskij Werk», traduzione italiana di Maria Luisa Rossi, Brescia, Morcelliana Eitrice, 1951, pp. 118-124 passim)

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