Le pagine di Dostoevskij danno vita ad una continua provocazione: l’autore parla di tutti noi, siamo noi coloro che hanno delegato la propria responsabilità agli altri poiché il peso della libertà è insopportabile. Le parole dell’Inquisitore risuonano quindi come la requisitoria di un anziano uomo di chiesa che ama Cristo e riconosce la debolezza degli uomini nel momento in cui non accettino di portare il peso della libertà, pur chiedendosi “che colpa hanno tutti gli altri, i deboli, se non hanno saputo sopportare quello che i forti hanno sopportato? Di che cosa è colpevole un’anima debole, se non ha la forza di accogliere doni così terribili?”.
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