… Di fronte al problema del male, Dostoevskij crede fermamente che Cristo non sia venuto a spiegare la sofferenza né a risolvere il problema del male; Gesù ha preso il male sulle sue spalle per liberarcene.
Dostoevskij vede chiaramente che la domanda dell’ateo è questa: “Cosa può l’uomo? Cosa può un uomo?”. Nietzsche pensa che l’uomo avrebbe potuto essere un’altra cosa, avrebbe potuto essere di più, ma rimane in questa tappa tanto indegna.
Per questo annuncia il “superuomo”, l’uomo trasformato in Dio, del tutto liberato dallo spettro divino.
Dostoevskij, al contrario, intraprende un cammino alla cui fine c’è il Dio fatto uomo, il mistero dell’Incarnazione. In questo percorso, Dostoevskij ha sperimentato l’abbattimento della sofferenza universale, il fascino del male e la vertigine dell’ateismo. È arrivato a considerare quest’ultimo come il terzultimo gradino che porta alla fede, alla quale, tuttavia, non tutti arrivano. Arriva ad affermare che è attraverso la morsa del dubbio che è giunto alla fede, alla lode del Dio vivo, quello che chiama il suo “Osanna”, con la maiuscola…
(Jorge Luis Zarazúa http://it.aleteia.org/2013/05/06/dostoevskij-il-profeta-dellaltra-vita/)
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